Treglio

Borgo di origine medievale, presumibilmente sorto su preesistenti strutture romane. Le più antiche citazioni del toponimo, che deriva dal personale latino TRELLIUS, sono contenute nella bolla di Alessandro III del 1173 e in quella di Innocenzo III del 1204, il Catalogus Baronum. Varie sono le ipotesi circa l’origine del nome da “tria milia” (a “tre miglia” da Lanciano e a tre miglia dal mare) a “trebula” ( letteralmente “casale” ) ad altre di origine ottocentesca, rivelatasi errate, come la “triglia” tuttora erroneamente riportata sullo stemma comunale. Nel periodo borbonico il paese veniva indicato anche come “Villa Treglia”, ma tale nome non si è mai imposto nell’uso. In ogni caso, non si trovano altri paesi chiamati “Treglio”, mentre esistono due “Treglia” entrambe di origine romana: una frazione del Comune di Pontelatone, in provincia di Caserta (nome romano “Trebula Baliniensis”), un’altra in Croazia, a pochi chilometri da Spalato (nome romano “Tilurium”o “Pons Tiluri”), quest’ultima è tristemente nota per il massacro di ufficiali italiani della divisione “Bergamo” nel settembre 1943 (massacro di Treglia).

 

Le vicende storiche di Treglio sono legate all’Abbazia di San Giovanni in Venere e a quella dell’ordine benedettino, fino al 1441; quando viene occupata con la forza da Lanciano, che riesce a mantenerne il possesso fino al 1570. Questa data che segna il passaggio della baronia di Treglio sotto la diocesi di Ortona appena eretta a seda vescovile dal papa Pio V. Dal 1570, quindi, il Vescovo di Ortona è anche Barone di Treglio. Il borgo rimane legato alla storia della diocesi di Ortona, quale Vescovado di Ortona prima e poi, dal 1604 al 1818, in quanto parte del dominio farnesiano in Abruzzo, quale Vescovado di Campli e Ortona. La storia di Treglio, si intreccia quindi anche con quella della famiglia Farnese.

La peste nera del 1347 e i terremoti del 1455-1456 avevano colpito anche Treglio che, come tutto l’Abruzzo costiero, venne ripopolato da una massiccia immigrazione di dalmati, schiavoni ed epiroti in fuga dalla dominazione turca. I dalmati di Treglio, provenienti secondo studi storico-linguistici, dalla valle della Narenta (area Monstar – Porto Tolero) arricchirono con il loro Santo Patrono (San Giorgio) le festività tregliesi, la cui patrona era stata fino ad allora Maria Santissima Assunta, che figurava nell’originario stemma comunale.

 

Il paese di Treglio

 

La grande peste del 1656, che flagellò anche Treglio, aggiunse San Rocco al novero dei Santi festeggiati nel paese. Treglio rimase fra i beni della mensa vescovile di Ortona fino al 1809, anno in cui, in virtù della legge sull’eversione della feudalità, promulgata nel 1806 da Giuseppe Bonaparte, venne decretato il passaggio delle terre del feudo al demanio ed in piccola parte al Comune. Nel 1808, durante il Regno di Gioacchino Murat, venne istituito il “Comune delle Ville di Lanciano” con la fusione di Treglio, Pietra Costantina, Mozzagrogna, Santa Vittoria (Villa Romagnoli) e Santa Maria Imbaro. Nel 1816, alla caduta di Murat, Treglio, unitamente a Santa Maria Imbaro e a Mozzagrogna, riacquistò la propria autonomia comunale.
Nel 1811 il Comune apparteneva al circondario di San Vito, nel distretto di Lanciano della provincia dell’Abruzzo Citeriore (“Decreto per la nuova circoscrizione delle quattordici provincie del regno di Napoli” n. 922, 4 maggio 1811).”

 

Come evidenziato dagli studi di Caterina Serafini, in questi anni il paese subisce la perdita di parti rilevantissime del proprio archivio storico a causa della disonestà del cancelliere del Comune, che dopo aver trasferito molti documenti nella propria casa di Lanciano, li disperse, sia vendendoli sia distruggendoli. Il paese nel 1837 fu coinvolto nel processo per l’omicidio della baronessa Clementina Dragonetti De Riseis, in quanto l’omicida aveva cercato rifugio a Treglio prima, e in una contrada di Rocca San Giovanni dopo.
Nell’ottobre 1860 al momento del passaggio delle truppe di Vittorio Emanuele II, secondo lo storico Romano Canosa, 16 cittadini di Treglio, su 700 abitanti circa, si arruolarono quali guide dell’esercito nazionale. Dalla documentazione disponibile risulta che a differenza dei paesi limitrofi, il fenomeno del brigantaggio non coinvolse in modo significativo il borgo, mentre nel 1799, l’occupazione francese aveva provocato vari episodi di resistenza con rappresaglie ed impiccagioni da parte francese. Fino alla prima guerra mondiale il paese fu oggetto di massiccia emigrazione verso l’Argentina, il Brasile, gli Stati Uniti d’America e il Canada francese.

 

Rilevante il numero dei caduti della prima guerra mondiale, 16 concittadini in un paese di 900 abitanti, di cui due caduti sul fronte francese; i disordini politici sociali del 1919/1922 portarono, secondo varie testimonianze, all’adesione dei reduci allo squadrismo dannunziano, con la nascita della squadra “La Disperata” di Treglio, gruppo che si sciolse dopo la marcia su Roma e la rinuncia all’attività politica da parte di Gabriele D’Annunzio.

 

Dopo la caduta del fascismo e l’armistizio dell’8 settembre 1943, si sviluppò nel paese un movimento di resistenza umanitaria che supportava i soldati italiani sbandati, i prigionieri alleati in fuga e soprattutto i piloti britannici abbattuti. A questo movimento si aggiungeva l’attività di una cellula comunista che partecipò alla rivolta lancianese del 6 ottobre 1943, come risulta dall’opera autobiografica di Mario Bellisario. I combattimenti sulla linea Gustav nell’inverno 1943 coinvolsero il paese, dove il 2 e 3 dicembre 1943 si svolse uno degli episodi finali della battaglia del Sangro: l’attacco alle “Alture di Treglio” che coinvolse la 65.ma divisione germanica (di base a Treglio), la 38.ma brigata britannica e la I divisione canadese.

 

Il paese, fino all’estate 1944, ospitò nel suo territorio la I Divisione Canadese, il II Corpo d’armata polacco e le truppe del Corpo Italiano di Liberazione. I cittadini tregliesi morti a causa della II guerra mondiale sono dodici, di cui la gran parte nella guerra d’Albania e nei lager in Germania. Alla fine del secondo conflitto mondiale ripartì il fenomeno migratorio, prima verso il Canada e l’Australia e, in seguito, verso gli stati europei: Belgio, Germania, Francia e Svizzera.

 

Da qualche decennio si è arrestato il flusso migratorio che dissanguava la comunità e si è instaurato un andamento demografico positivo che ha portato al raddoppio del numero degli abitanti, anche grazie alla lungimirante attività delle Amministrazioni Comunali che si sono susseguite dal 1975 in poi.
Nel novecento, povero di altre risorse salvo quelle derivanti dall’agricoltura, il paese si è distinto per la coltura del tabacco; infatti ha avuto dal 1920 al 1980, il più altro rapporto della provincia tra territorio coltivabile e superficie agraria coltivata a tabacco. Oggi tale coltura è totalmente scomparsa, mentre permane la tradizionale coltura della vite e dell’olivo.

 

Treglio dal 2000 in poi, si è inoltre caratterizzato per la ininterrotta presenza di corsi estivi di pittura a fresco tenuti dal maestro Vico Calabrò, che ha arricchito le mura del paese di affreschi realizzati da vari maestri italiani e stranieri, e per l’organizzazione in occasione della festività di San Martino di Tours (11 novembre) di una festa del Vino novello: il Borgo Rurale, evento che ha oramai una risonanza nazionale.

 

Orlando Bellisario